A volte possiamo esserci chiesti se è possibile raggiungere la Perfezione, una saggia risposta potrebbe essere: prima di iniziare tale percorso è bene riuscire a riconoscere alcune distinzioni: il vero dal falso, l’effimero dal profondo, oppure da ciò che si apprende con la mente rispetto a ciò che lo si fa con il cuore, come pure da cosa apprendiamo attraverso il 3° occhio rispetto al cuore.
Esistono antiche tradizionali saggiezze orientali che si possono definire senza tempo, attraverso le quali riuscire a vivere la personale esistenza nel diventare esseri umani completi, anche se attraverso le tradizioni spirituali viene riconosciuto che l’uomo è una creatura dal cuore inquieto perché non si accontenta di essere ciò che è, purtroppo tendiamo ad essere costantemente insoddisfatti: essere altrove rispetto a dove siamo, oppure voler diventare ciò che non siamo, questo dimostra che nel cuore umano dimora quell’insoddisfazione che è all’origine di ogni azione nell’essere alla continua ricerca di libertà, trasformazione e rigenerazione.
Buddha attraverso le sue opere affrontò il problema dell’insoddisfazione umana: dolore, frustrazione, desiderio impossibile di ciò che non possediamo o non siamo, di completare quella pace nella quale è racchiusa la fine dell’inquietudine che porta alla pace.
Invece lo scrittore Francis Thompson espresse il cuore inquieto dell’uomo attraverso le parole di questa poesia:
Sono fuggito da Lui
nel corso di giorni e notti
sono fuggito da Lui
sotto gli archi degli anni
sono fuggito da Lui
fra i labirinti e i meandri
della mia mente.
E nella nebbia delle mie lacrime
mi sono nascosto da Lui
sotto scrosci di incessanti risate.
Il titolo di questa poesia è:
IL SEGUGIO DEL CIELO.